Marmellata di more dello gnomo
La marmellata che preferisco è quella di more, di solito la rubo, nel vero senso della parola a mia suocera, quest’anno però mi ha detto che non aveva nessuna intenzione di farla, così mi è toccato cercarle, da principio sembrava una cosa difficile ma poi il mio fidanzato l’ha trovate proprio sopra casa e siamo andati subito col panierino a raccoglierle.
Le more di rovo, quelle selvatiche soprattutto quelle del Monte Amiata, profumano di fate e di gnomo, una volta ho conosciuto un signore che diceva di averli visti davvero e di averci parlato, cosa si siano detti è un segreto, mi ha rivelato solo che le more sono un ingrediente delizioso per la preparazione di crostate eccezionali, che gli gnomi amano mangiare nelle giornate piovose rinchiusi nei loro rifugi sotterranei.
Questa è la ricetta
Per ogni chilo di passata di more aggiungete 700 gr di zucchero
Prendete le more e mettetele nello scolapasta, lavatele delicatamente, poi passatele in un tegame dai bordi alti, aggiungete un bicchiere di acqua e cuocetele per una quindicina di minuti, poi passatele nel passaverdure con i buchini piccoli, sarà un po’ faticoso perché i semini sono tanti e avrete molto scarto, l’operazione è necessaria perché i semini tra i denti sono fastidiosissimi e compromettono la confettura.
Una volta passata la marmellata, rimettetela nel tegame e cuocetela insieme allo zucchero per più di un’ora, fate la prova del piattino, invasate e rimettete i barattoli chiusi bene nell’acqua e bollite per 20 minuti.
Ricetta, fotografia e figliolo di Cinzia Bardelli